Google sta affrontando una sfida significativa nel tentativo di riportare i propri dipendenti in ufficio. Secondo rapporti, molti lavoratori non risiedono nemmeno nella città in cui si trovano gli uffici del colosso di Mountain View.
Il contesto della pandemia
Durante il periodo di emergenza sanitaria, l’azienda ha assunto personale con l’intesa che il lavoro potesse essere svolto interamente da remoto. Ora, con la pandemia sotto controllo, la richiesta di tornare in presenza è diventata una priorità.
Il ritorno in ufficio
Da oltre un anno, una parte dei dipendenti ha iniziato a lavorare in modalità ibrida, trascorrendo tre giorni in ufficio e due da casa. Tuttavia, c’è un problema con coloro che si sono trasferiti lontano, verso altre città o i propri paesi natali durante il lockdown.
Restrizioni per i dipendenti lontani
Google ha stabilito che i dipendenti che lavorano a distanza devono risiedere entro un raggio di 80 chilometri dagli uffici. Questo per garantire il rispetto della nuova modalità di lavoro 3×2, che in seguito diventerà 5×5. In alternativa, i lavoratori possono optare per una risoluzione volontaria del contratto.
Motivazioni aziendali
L’azienda sottolinea che non si tratta di un capriccio, ma di una questione di produttività. Google sostiene che il lavoro di squadra è più efficace quando avviene in presenza, piuttosto che attraverso comunicazioni virtuali.
Rivoluzione interna e tagli di personale
Queste decisioni arrivano in un periodo di ristrutturazione aziendale, coincidente con una recente ondata di licenziamenti in settori chiave come Pixel e Android, marchi di punta di Google nel panorama globale.
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