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Irrigazione con acqua di piscina: si può fare?

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Irrigazione con acqua di piscina: si può fare?

Con l’arrivo della bella stagione e l’aumento delle temperature, la gestione della piscina diventa un tema centrale per molti proprietari. Una delle domande più ricorrenti, spinta da una crescente sensibilità ecologica e dalla necessità di ottimizzare le risorse idriche, riguarda la possibilità di riutilizzare l’acqua della vasca per l’irrigazione del giardino. Se da un lato l’idea di dare una seconda vita a migliaia di litri d’acqua è allettante, dall’altro sorgono dubbi legittimi sulla sua composizione chimica e sui potenziali effetti su piante e terreno. L’acqua di una piscina non è semplice acqua: è un liquido trattato con diversi prodotti, primo fra tutti il cloro, essenziale per garantire l’igiene ma potenzialmente dannoso per il mondo vegetale. Esplorare questa possibilità richiede quindi un’analisi attenta, che bilanci i benefici ambientali con le precauzioni necessarie per proteggere la salute del proprio spazio verde.

Regolamentazioni e precauzioni da conoscere

Normative locali e nazionali

Prima di svuotare la piscina nel proprio giardino, è fondamentale informarsi sulle regolamentazioni in vigore. In molte aree, esistono normative specifiche che disciplinano lo scarico delle acque di piscina. Queste regole sono pensate per proteggere le falde acquifere e gli ecosistemi locali dall’inquinamento chimico. Lo sversamento diretto di acqua altamente clorata in corsi d’acqua o nel sistema fognario pubblico è spesso vietato e sanzionabile. È responsabilità del proprietario verificare le ordinanze comunali o regionali, che possono variare notevolmente da una località all’altra. Contattare l’ufficio tecnico del proprio comune è il modo più sicuro per evitare sanzioni e agire nel rispetto della legge.

Precauzioni chimiche essenziali

La sicurezza del giardino dipende interamente dalla composizione chimica dell’acqua. Non è sufficiente smettere di aggiungere cloro per qualche giorno. È necessario effettuare dei test precisi per monitorare i livelli di diversi composti. Gli elementi chiave da controllare sono:

  • Il cloro libero: è la forma più attiva e aggressiva di disinfettante. Il suo livello deve essere il più basso possibile, idealmente inferiore a 0,5 parti per milione (ppm).
  • Il pH: l’acidità o l’alcalinità dell’acqua influisce sull’assorbimento dei nutrienti da parte delle piante. Un pH neutro, compreso tra 6.5 e 7.5, è generalmente sicuro per la maggior parte delle specie vegetali.
  • Il sale: nelle piscine con trattamento a sale (elettrolisi), la concentrazione salina può essere troppo elevata per molte piante, causando disidratazione e danni alle radici.
  • Altri additivi: antialghe, flocculanti e stabilizzanti come l’acido cianurico possono accumularsi nel terreno e danneggiare la flora nel lungo periodo.

Il principio di precauzione

Anche quando i test chimici danno risultati confortanti, è saggio adottare un approccio cauto. Invece di inondare l’intero giardino, è consigliabile iniziare con una piccola area di prova. Si può scegliere una porzione di prato meno in vista o alcune piante particolarmente robuste. Dopo aver irrigato questa zona per qualche giorno, è importante osservare attentamente le reazioni delle piante: ingiallimento delle foglie, appassimento o crescita stentata sono segnali di allarme che indicano che l’acqua non è ancora idonea. Questo metodo empirico permette di evitare danni su larga scala e di comprendere meglio la tolleranza del proprio giardino.

Una volta compresi i rischi normativi e chimici, è naturale chiedersi quale sia l’effetto diretto di queste sostanze, in particolare del cloro, sulla salute delle piante.

L’impatto del cloro sulle piante

Effetti del cloro libero e combinato

Il cloro è un potente ossidante, progettato per distruggere batteri, alghe e altri microrganismi. Questa sua efficacia, tuttavia, non fa distinzione tra un microbo e le cellule di una pianta. Quando l’acqua con un’alta concentrazione di cloro libero entra in contatto con il fogliame o le radici, può causare vere e proprie ustioni chimiche. Danneggia le membrane cellulari, interferisce con la fotosintesi e può alterare la microflora benefica presente nel terreno, essenziale per la salute delle piante. Il cloro combinato (clorammine), sebbene meno aggressivo, contribuisce comunque ad aumentare lo stress idrico e chimico a cui la vegetazione è sottoposta.

Sintomi di tossicità da cloro

Riconoscere i segnali di un’eccessiva esposizione al cloro è cruciale per intervenire tempestivamente. I sintomi più comuni sono facilmente osservabili e includono:

  • Ingiallimento delle foglie (clorosi): specialmente lungo i margini e le punte, dove l’acqua tende ad accumularsi.
  • Macchie necrotiche: aree di tessuto vegetale che appaiono bruciate, secche e di colore marrone o nero.
  • Crescita rallentata o stentata: la pianta non si sviluppa come dovrebbe, appare debole e poco vigorosa.
  • Caduta prematura delle foglie: un meccanismo di difesa della pianta per limitare i danni.

Questi segnali indicano che la pianta sta soffrendo e che l’irrigazione con quell’acqua deve essere interrotta immediatamente.

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Piante tolleranti e piante sensibili

Non tutte le piante reagiscono allo stesso modo. Alcune specie sono naturalmente più resistenti e possono tollerare livelli di cloro leggermente più alti, mentre altre sono estremamente sensibili. Conoscere questa distinzione aiuta a decidere dove e se utilizzare l’acqua della piscina.

Tipologia di Pianta Livello di Tolleranza Esempi
Piante robuste e consolidate Alta Prati maturi, oleandri, alberi da ombra (quercia, acero), arbusti resistenti.
Piante da fiore comuni Media Rose, gerani, lavanda (con cautela).
Piante sensibili Bassa Ortaggi (pomodori, lattuga), piante da frutto, azalee, rododendri, felci, piante giovani o appena trapiantate.

In generale, è sempre meglio evitare di usare acqua di piscina, anche se trattata, su piante destinate al consumo alimentare.

Conoscendo gli effetti potenzialmente dannosi, la domanda successiva è come mitigare questi rischi e rendere l’acqua adatta all’uso in giardino.

Come preparare l’acqua di piscina per l’irrigazione

La declorazione naturale

Il metodo più semplice, economico ed ecologico per ridurre il livello di cloro è sfruttare l’azione del sole. I raggi ultravioletti (UV) sono molto efficaci nel degradare le molecole di cloro. Per avviare questo processo, è sufficiente interrompere qualsiasi trattamento disinfettante (cloratore, pastiglie, ecc.) e lasciare che l’acqua della piscina sia esposta alla luce solare diretta. A seconda della concentrazione iniziale di cloro e dell’intensità del sole, possono essere necessari da 2 a 10 giorni perché il livello scenda a valori sicuri (sotto 1 ppm). L’uso di una copertura solare durante questo periodo rallenterà il processo, quindi è meglio lasciarla aperta.

Testare i livelli chimici

L’osservazione non basta: per essere sicuri, è indispensabile utilizzare un kit di test affidabile. I normali kit per la manutenzione della piscina sono perfetti per questo scopo. Bisogna misurare regolarmente sia il cloro libero sia il pH. L’obiettivo è raggiungere una concentrazione di cloro quasi nulla e un pH il più vicino possibile alla neutralità (7.0). Solo quando i test confermano che i parametri sono rientrati in un intervallo di sicurezza si può procedere con l’irrigazione. Agire basandosi su supposizioni è il modo più rapido per danneggiare il giardino.

Filtrazione e diluizione

Prima di utilizzare l’acqua, è buona norma assicurarsi che sia fisicamente pulita. Una buona filtrazione aiuterà a rimuovere detriti, foglie e altre particelle sospese. Se, nonostante il periodo di attesa, i livelli di cloro o di altri prodotti chimici rimangono leggermente superiori alla soglia desiderata, una soluzione efficace è la diluizione. Mescolare l’acqua della piscina con acqua piovana raccolta o con acqua di rubinetto può abbassare ulteriormente la concentrazione di sostanze potenzialmente nocive, rendendo l’irrigazione più sicura. Ad esempio, un mix 50/50 dimezzerà la concentrazione di ogni sostanza chimica presente.

Se il trattamento dell’acqua sembra troppo complesso o se si cerca un riutilizzo immediato, esistono altre vie per non sprecare questa preziosa risorsa.

Alternative per riutilizzare l’acqua di piscina

Usi non legati all’irrigazione

L’acqua della piscina, anche con un moderato contenuto di cloro, può essere perfettamente adatta per una serie di attività che non coinvolgono le piante. Questo permette un riutilizzo immediato senza la necessità di attendere la declorazione. Alcuni esempi pratici includono:

  • Pulizia di superfici esterne: è ottima per lavare terrazze, vialetti, muri di cinta o mobili da giardino. L’azione leggermente disinfettante del cloro può persino aiutare a rimuovere muschio e alghe.
  • Lavaggio dell’auto: può essere usata per il primo risciacquo della carrozzeria, prima di procedere con sapone e acqua pulita per il lavaggio finale.
  • Scarico del WC: sebbene richieda un sistema di pompaggio e stoccaggio dedicato, l’acqua della piscina può essere usata per riempire le cassette dei servizi igienici, riducendo significativamente il consumo di acqua potabile in casa.

Sistemi di recupero e stoccaggio

Per chi desidera pianificare il riutilizzo in modo più strutturato, l’installazione di un sistema di stoccaggio è la soluzione ideale. Utilizzare vasche flessibili o serbatoi di recupero permette di immagazzinare l’acqua svuotata dalla piscina. Questo non solo offre il tempo necessario per una declorazione naturale completa, ma crea anche una riserva idrica strategica da utilizzare durante i periodi di siccità. L’acqua stoccata può poi essere pompata e distribuita nel giardino quando è veramente necessario, garantendo un uso efficiente e sicuro.

Consultare un professionista

Per progetti più ambiziosi, come l’integrazione dell’acqua della piscina in un sistema di irrigazione automatizzato o in un circuito di acque grigie domestico, è fortemente consigliato rivolgersi a un professionista del settore. Un idraulico o un esperto di gestione delle acque può valutare la fattibilità del progetto, garantire la conformità con le normative e progettare un sistema sicuro ed efficiente, evitando errori costosi e potenzialmente dannosi per l’ambiente o per l’impianto domestico.

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Indipendentemente dal metodo scelto, il riutilizzo dell’acqua della piscina si inserisce in un quadro più ampio di gestione sostenibile delle risorse.

Vantaggi ambientali del riciclo dell’acqua di piscina

Riduzione del consumo di acqua potabile

Il beneficio più diretto e tangibile del riutilizzo dell’acqua della piscina è un drastico calo del consumo di acqua potabile. Una piscina di medie dimensioni può contenere dai 30.000 ai 60.000 litri d’acqua. Utilizzare questa enorme quantità per irrigare il giardino o per altri usi domestici significa non dover attingere alla rete idrica pubblica, una risorsa sempre più preziosa e, in molte regioni, soggetta a restrizioni durante l’estate. Questo gesto si traduce in un risparmio economico sulla bolletta e, soprattutto, in un contributo concreto alla conservazione delle riserve idriche locali.

Protezione degli ecosistemi acquatici

Lo scarico improprio di acqua clorata rappresenta una seria minaccia per l’ambiente. Quando quest’acqua raggiunge fiumi, laghi o falde acquifere, il cloro e gli altri prodotti chimici possono avere un effetto devastante sulla vita acquatica. Pesci, anfibi e microrganismi essenziali per l’equilibrio dell’ecosistema possono essere uccisi o danneggiati. Riutilizzando l’acqua in modo controllato e dopo averla trattata, si evita questo impatto negativo, proteggendo la biodiversità e la salute dei nostri corsi d’acqua.

Un gesto per la resilienza alla siccità

In un contesto climatico caratterizzato da estati sempre più calde e periodi di siccità prolungati, ogni goccia d’acqua conta. Adottare pratiche di riciclo idrico come questa non è solo una scelta ecologica, ma una strategia di adattamento. Avere a disposizione una riserva d’acqua per il giardino durante un’ordinanza di restrizione idrica può fare la differenza tra un prato secco e uno spazio verde rigoglioso. Questo approccio aumenta la resilienza della propria abitazione agli effetti del cambiamento climatico e promuove una cultura della sostenibilità.

Per massimizzare questi benefici e garantire che il processo sia vantaggioso sia per l’ambiente sia per il proprio giardino, è utile seguire alcune linee guida finali.

Consigli per un utilizzo sicuro ed efficace

Monitoraggio costante

La chiave per un riutilizzo di successo è la vigilanza. Non basta testare l’acqua una sola volta. È importante effettuare controlli periodici, specialmente se si utilizza l’acqua per un periodo prolungato. I livelli chimici possono variare, e solo un monitoraggio costante garantisce che l’acqua rimanga sicura per le piante. Tenere un piccolo diario con i risultati dei test (data, pH, cloro) può aiutare a tracciare il processo di declorazione e a prendere decisioni informate.

Tecniche di irrigazione adeguate

Anche con acqua di buona qualità, il metodo di applicazione è importante. È preferibile irrigare direttamente alla base delle piante, evitando di bagnare il fogliame. Questo riduce il rischio di bruciature fogliari e assicura che l’acqua raggiunga direttamente le radici. L’irrigazione a goccia o l’uso di un tubo forato sono metodi ideali. Inoltre, è consigliabile irrigare durante le ore più fresche della giornata, come la mattina presto o la sera tardi, per minimizzare l’evaporazione e massimizzare l’assorbimento da parte del terreno.

Cosa evitare assolutamente

Per concludere, è utile riassumere le pratiche da evitare per non commettere errori che potrebbero compromettere la salute del giardino o la sicurezza ambientale. Ecco una lista di azioni da non compiere:

  • Non usare mai acqua appena trattata: l’acqua subito dopo un trattamento d’urto (“shock”) con cloro ha concentrazioni chimiche letali per qualsiasi pianta.
  • Non utilizzare acqua da piscine a sale: a meno che non si disponga di un costoso sistema di desalinizzazione, l’acqua salata è dannosa per la maggior parte dei terreni e delle piante.
  • Non irrigare piante commestibili: per un principio di massima precauzione, è meglio evitare di usare l’acqua della piscina su orti e alberi da frutto.
  • Non scaricare mai l’acqua direttamente nei tombini stradali: questi solitamente conducono direttamente a fiumi e corsi d’acqua senza passare da un depuratore.

In sintesi, irrigare il giardino con l’acqua della piscina è un’operazione fattibile e vantaggiosa dal punto di vista ambientale, ma richiede attenzione e una preparazione adeguata. È essenziale interrompere i trattamenti chimici, attendere che il cloro si dissolva naturalmente e verificare con appositi test che i parametri di cloro e pH siano rientrati in un intervallo di sicurezza. Privilegiare l’irrigazione di piante robuste ed evitare quelle più sensibili o destinate al consumo alimentare è una regola d’oro. Adottando queste precauzioni, è possibile trasformare uno spreco potenziale in una risorsa preziosa, contribuendo attivamente alla salvaguardia dell’acqua e alla salute del pianeta.

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