C’è una magia quasi ancestrale nella cottura lenta, un’arte culinaria che il tempo moderno, con la sua fretta incessante, sembrava aver dimenticato. Eppure, i più grandi chef del mondo la stanno riscoprendo, celebrandola come il segreto per trasformare anche i tagli di carne più umili e tenaci in capolavori di morbidezza e sapore. Questa non è solo una ricetta, ma un invito a rallentare, a riscoprire il piacere dell’attesa e a comprendere come la pazienza in cucina sia l’ingrediente più prezioso. Impareremo insieme a padroneggiare la tecnica della stufatura a bassa temperatura in forno, un metodo infallibile che, attraverso un calore dolce e costante, scioglie le fibre più resistenti della carne, trasformando il collagene in una gelatina succulenta che avvolge ogni boccone. Dimenticate i piatti asciutti o grassi. Questa metodologia esalta il gusto intrinseco della carne e crea una salsa ricca e saporita quasi senza sforzo, dimostrando che per una cena memorabile non servono ingredienti costosi o abilità da professionista, ma solo un po’ di tempo e tanto amore.
25 minuti
240 minuti
facile
€€
Ingredienti
Utensili
Preparazione
Passaggio 1
Iniziate preparando la vostra postazione di lavoro, perché in cucina l’organizzazione è il primo passo verso il successo. Tagliate la carne di manzo in cubi di circa 3-4 centimetri. Cercate di farli di dimensioni simili per garantire una cottura uniforme. Asciugateli con cura con della carta da cucina: questo passaggio è fondamentale per ottenere una bella crosticina dorata in seguito. In una ciotola capiente, mescolate la farina con un cucchiaino di sale, una generosa macinata di pepe e la paprika dolce. Aggiungete i cubi di carne e mescolate con le mani fino a quando ogni pezzo sarà leggermente e uniformemente ricoperto. Questo processo si chiama infarinare: non solo aiuterà a creare una crosticina saporita, ma servirà anche ad addensare la salsa durante la lunga cottura, rendendola vellutata e avvolgente.
Passaggio 2
Preriscaldate il forno a 150°C in modalità statica. Posizionate la vostra cocotte in ghisa su un fuoco medio-alto e versate l’olio d’oliva. Quando l’olio è caldo (ma non fumante), aggiungete i cubi di carne, pochi alla volta per non affollare la pentola e abbassare troppo la temperatura. Fate rosolare la carne su tutti i lati fino a che non sarà ben dorata. Questo non serve a cuocere la carne, ma a sigillarne i succhi e a innescare la famosa reazione di Maillard, quel processo chimico che crea centinaia di nuovi composti aromatici responsabili del sapore intenso e del colore bruno della carne arrostita. È il segreto di ogni buon stufato! Man mano che i pezzi sono pronti, toglieteli dalla cocotte con delle pinze e metteteli da parte in un piatto.
Passaggio 3
Nella stessa cocotte, senza pulirla, abbassate leggermente la fiamma. Sul fondo della pentola si sarà formato uno strato scuro e caramellato, il cosiddetto ‘fondo di cottura’: è un concentrato di sapore che non dobbiamo assolutamente perdere. Aggiungete la cipolla disidratata e l’aglio in polvere e mescolate per circa un minuto. Ora, versate il vino rosso tutto in una volta. Sentirete un sfrigolio: è il momento di deglassare. Con un cucchiaio di legno, raschiate energicamente il fondo della pentola per sciogliere tutte quelle deliziose particelle caramellate nel vino. Lasciate evaporare l’alcol per un paio di minuti, finché l’odore pungente non svanisce e rimane solo l’aroma fruttato del vino.
Passaggio 4
È il momento di riunire tutti gli elementi. Rimettete la carne rosolata nella cocotte, insieme a tutti i succhi che avrà rilasciato nel piatto. Aggiungete la polpa di pomodoro, le foglie di alloro, il rosmarino e il timo secco. In una piccola ciotola, sciogliete la polvere di brodo di manzo in circa 500 ml di acqua calda e versate anche questo liquido nella pentola. Mescolate delicatamente per amalgamare tutti gli ingredienti. Il liquido dovrebbe quasi coprire la carne. Portate il tutto a un leggero fremito sul fuoco.
Passaggio 5
Una volta raggiunto il leggero bollore, coprite la cocotte con il suo coperchio e trasferitela con attenzione nel forno preriscaldato. Ora inizia la magia della pazienza. Lasciate cuocere il vostro stufato per almeno 4 ore. Non abbiate fretta e resistete alla tentazione di aprire il coperchio. All’interno di quel piccolo universo sigillato, il calore basso e umido sta lentamente trasformando il collagene, il tessuto connettivo che rende dura la carne, in morbida gelatina. Questo processo richiede tempo, ma il risultato sarà una carne così tenera da sciogliersi letteralmente in bocca.
Passaggio 6
Trascorse le 4 ore, estraete con cautela la cocotte dal forno. Lasciatela riposare con il coperchio per circa 15-20 minuti prima di servirla. Questo permetterà alle fibre della carne di rilassarsi e riassorbire i succhi, garantendo la massima morbidezza. Aprite il coperchio e respirate il profumo incredibile. La salsa si sarà addensata e scurita, diventando ricca e lucida. Rimuovete le foglie di alloro, assaggiate e aggiustate di sale e pepe se necessario. Il vostro stufato a lenta cottura è pronto per regalarvi un’esperienza indimenticabile.
Il trucco dello chef
Per un sapore ancora più profondo e complesso, preparate lo stufato il giorno prima. I sapori avranno il tempo di fondersi e amalgamarsi durante il riposo in frigorifero, rendendo il piatto ancora più squisito il giorno successivo. Basterà riscaldarlo dolcemente a fuoco basso prima di servirlo, aggiungendo un goccio d’acqua se la salsa si fosse addensata troppo.
L’abbinamento perfetto: vino e stufato
La scelta del vino è cruciale per esaltare un piatto così ricco e strutturato. La regola d’oro è semplice: servite lo stesso tipo di vino che avete usato per la cottura. Un vino rosso corposo e ben strutturato è l’ideale. Un Chianti Classico Riserva, con i suoi tannini eleganti e le note di frutti rossi, pulirà il palato dalla ricchezza della salsa. In alternativa, un Montepulciano d’Abruzzo o un Barbera d’Asti Superiore, con la loro buona acidità e il loro corpo avvolgente, creeranno un’armonia perfetta con la succulenza della carne. Servitelo a una temperatura di circa 18°C in calici ampi, per permettergli di sprigionare tutti i suoi profumi.
Un’arte antica: la storia della cottura lenta
La stufatura non è un’invenzione moderna, ma una delle tecniche di cottura più antiche del mondo, nata dalla necessità di rendere commestibili e saporiti i tagli di carne meno pregiati e più economici. Ogni cultura ha la sua versione: dalla daube provenzale in Francia al goulash ungherese, dal pot roast americano al tajine nordafricano. Tutte queste ricette condividono lo stesso principio: un calore basso, umido e prolungato. In passato, le pentole venivano lasciate per ore vicino alle braci del camino o nei forni comuni dei villaggi. Oggi, grazie a strumenti come la cocotte in ghisa, possiamo replicare questa magia nelle nostre cucine, trasformando un semplice pasto in un simbolo universale di casa, calore e convivialità.
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